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27 settembre 2010
MM3, in tutti i laghi... in tutti i fiumi

24 settembre 2010
Il Down di Facebook. La Feltrinelli è aperta?
22 settembre 2010
Il social e-commerce: dalla vetrina all’acquisto
Riprendendo le riflessioni iniziate nel post precedente, un primo passaggio che leghi il mondo Social a quello e-commerce è certamente la creazione di pagine vetrina all’interno magari delle Official Page del brand. Un luogo 2.0 in cui, oltre a mostrare i prodotti, si concede agli utenti la possibilità di esprimere delle opinioni piuttosto che di segnalare ai propri amici/contatti quelli che ritiene più interessanti. Questo step poi può concludersi con un bottone che semplicemente rimanda al vero e proprio e-shop esterno in cui eventualmente tramutare la scelta d’acquisto definita online in acquisto a tutti gli effetti. Un esempio di questo primo step è quello dell’e-shop di Threadless, noto produttore di magliette.
In modo intermedio si colloca la possibilità di utilizzare Facebook come interfaccia di prenotazione del prodotto. Caso interessante quello del gruppo alberghiero Monte Carlo SBM, che da qualche mese ha attivato un sistema di prenotazione degli hotel e dei ristoranti della catena direttamente dalla propria pagina di Facebook, cliccando sulla voce “Book now tab”. Un sistema ancora più semplice e veloce rispetto al tradizionale booking online.
Infine, e questo potrebbe rappresentare il vero motore del cambiamento delle abitudini di consumo degli utenti, c’è l’utilizzo della pagina come un vero e proprio e-shop, che permette di iniziare e concludere l’acquisto all’interno di Facebook. Uno degli esempi di maggior successo è quello della seguitissima pagina dell’NBA, che rimanda a un’applicazione dedicata proprio a questo servizio.
Anche in Italia sono diversi i marchi che iniziano a muoversi, ad esempio Privalia (social e-shop Facebook inaugurato i primi di Giugno) e Volagratis. C’è da scommetterci che proprio in queste ore sanno molti i brand che ragionano sulla strategia migliore per sfruttare questa opportunità.
I dati sull’e-commerce italiano parlano di crescita media di fatturato proveniente dalle vendite online del 15% entro la fine dell’anno. La cultura del social e-commerce sembra avere terreno fertile, dunque. Occorrerà lavorarci nel pieno rispetto dello spirito di apertura verso il potenziale cliente, che diventerà anche in questo ambito, obbligatoriamente, un interlocutore e non solo un target passivo.
19 settembre 2010
Il social e-commerce, stato dell’arte
Quando si parla di Facebook, si parla quasi sempre di entertainment. Anche i risvolti business che riguardano la presenza dei brand nel primo social network della terra (il secondo sito più visitato dopo Google) rimandano quasi sempre ad esperienze legate al gioco o a contenuti stringati che informano sinteticamente su un marchio o un prodotto-servizo offerto.
A questa premessa vanno associate le abitudini di navigazione degli utenti rilevate nell’ultimo anno. Queste hanno premiato le iniziative (applicazioni, concorsi, approfondimenti, link vari a immagini e contenuti multimediali) che permettevano all’utente di continuare il proprio surfing restando all’interno del social network, un ambiente “familiare”, dove l’user ha il conforto di due elementi fondamentali:
- un’usabilità con cui ha acquisito estrema dimestichezza
- la presenza virtuale di persone che conosce e che fungono da certificazione della bontà di un’iniziativa/applicazione
La risposta è si, ma chiaramente è caratterizzata da diverse sfumature ed è da personalizzare in base al mercato di riferimento.
Nel prossimo post sul tema vedremo quali sono gli step e le strade percorribili.

8 settembre 2010
La saggezza dei cattivi maestri. Bad Practice 2.0
Conseguenza? Il Flop totale, spesso. L'investimento senza "ritorno", quasi sempre.
Ho sempre pensato che, con la giusta consapevolezza e l'esercizio di spirito critico, dai cattivi esempi si possano trarre spesso insegnamenti validi almeno quanto quelli legati a casi di successo. A volte anche qualcuno in più, utile a tenerci con i piedi per terra nel momento in cui si aspira a un risultato e lo si immagina più vicino di quello che è e a stimolare un mix che sia davvero efficace di creatività e approccio scientifico.
Ecco dunque che insieme al team R&D di Connexia abbiamo raccolto in rete una serie di Bad Practice da cui partire per una serie di riflessioni:
Tophost: flop sui canali social

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CASE HISTORY
Kit Kat vs Greenpeace

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Prevenire è meglio che curare

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Attenti ai follower!

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DEFINIZIONI
Falsificazione delle recensioni
L’Astroturfing consiste nella falsificazione delle recensioni e delle testimonianze online sui prodotti ed è una pratica molto diffusa sul web, che ha già portato a denunce, come nel caso di una società americana di PR, accusata di aver incaricato i dipendenti di fingersi clienti al fine di pubblicare recensioni online sui videogiochi di Apple Itunes. R2integrated ha condotto un sondaggio su questo argomento su 284 marketer tra il 26 luglio e il 4 agosto 2010: l’87% dei marketer intervistati dichiara che la loro aziende ha utilizzato questo metodo almeno una volta, ma allo stesso tempo è emerso come i consumatori non comprano i prodotti di un brand impegnato in tale pratica.
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YOU TUBE
Quando il virale non aiuta

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FROM ITALY
La Bad Practice italiana per eccellenza
Risale al 2008 ma è emblematico del potere che ha la rete il caso che ha visto protagonista il marchio Carrefour Italia da una parte e una blogger e mamma di un bimbo disabile dall'altra. La vicenda, dai caratteri paradigmatici per il passaparola negativo, è il classico esempio di cattiva

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