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La Rede Social en Argentina (il social media mArgentin)

A quei pochi, o molti, chissà, che capitassero sul blog in questi giorni e si chiedessero che fine ho fatto...

Sono in Argentina per qualche settimana. Due mesi per fare il conto esatto. No, non sto cercando nuove strategie per il social media marketing, avrei sbagliato latitudine del continente americano. In realtà l'affermazione è vera ma anche parziale parlando di "rede social", come la chiamano qui, Tra un trekking, una scalata e i milioni di panorami Patagonici che cerco vanamente di intrappolare con qualche applicazione fotografica del mio iPhone ho avuto modo di accorgermi che siamo tutt'altro che in un paese "social"mente arretrato. Connessione Free wi-fi ovunque, in moltissimi locali, per strada, in qualunque albergo, etc; il logo di Facebook in bella mostra sulle vetrine di tantissimi negozi che invitano a diventare fan della propria pagina ufficiale, nelle pubblicità di molti prodotti e nei sottopancia dei principali telegiornali nazionali (li anche Twitter e You Tube). Questo è il quadro e, a seconda che si possa definire positivo o no, sicuramente siamo in un paese molto più "connesso" del nostro, abituato a incrociare vita reale e virtuale, internet e tv, informazioni ufficiali e informazione diffusa.

Qualche giorno fa, pero esempio, una vera e propria tormenta ha allagato e in qualche caso devastato quartieri di Cordoba, ponendo forte allerta anche a Buenos Aires. Il canale delle news, corrispettivo del nostro Rai News 24, aggiornava gli spettatori grazie ai commenti postati dagli utenti (pseudo-reporter dalle varie città limitrofe) sul proprio profilo Twitter.

È un paese pieno di contraddizioni, questo (e quale non lo è?), in cui la ricchezza procapite suggerirebbe di attendersi una minore attenzione agli aspetti digitali a vantaggio di una maggiore "concretezza". Ma forse è proprio qui che, dopo anni di lavoro dietro le strategie, le innovazioni e i pipponi digital-sociologici sui social media, comprendo il senso più autentico del potere e del cambiamento essenziale che queste dinamiche hanno sul tessuto sociale di un paese. Pensare a un paese meno ricco del nostro e per questo più lontano dall'universo delle innovazioni digitali sarebbe come supporre che una persona meno ricca debba necessariamente parlare meno di una più abbiente (termine che non ho mai capito ma che uso comunque).

Insomma, forse ci sono meno smartphone, forse foursquare non fa impazzire la gente in gare di Majorship di bagni pubblici, parrucchieri e autolavaggi ma sicuramente l'idea che online si possano raggiungere tantissimi luoghi e una moltitudine di persone è molto radicata.
Un passo indietro, a onor del vero, resta il settore dei servizi. Se per assurdo (ma nemmeno tanto) domani decidessi di vivere in questa nazione è li che proverei ad offrire la mia abilità di strategist (non ridete). Vediamo se la Presidente Cristina stanzia dei fondi per l'innovazione, altrimenti sarò costretto a tornare da voi.

Con una lezione in più però, che male non fa.
Saluti.

Vins