Twitter in Italia: fenomeno o luce riflessa?

Il 21 Marzo 2006, Jack Dorsey effettuò il primo Tweet della storia. Sono passati poco più di 5 anni e adesso i tweet giornalieri sono in media 140 milioni. Direi che occorre come minimo mettersi dritti sulla sedia e dedicarci qualche minuto. 200 Milioni di utenti non sono
briciole e se ne parla persino il Tg di Mtv allora mi sentirei di dire che è un fenomeno culturale o perlomeno come tale è percepito (Considerate che oggi Facebook è a 650 milioni).

A 5 anni dalla nascita Twitter è di fatto una realtà a livello mondiale. La domanda "What do you care about?" ottiene ormai risposte di qualsiasi tipo, ben più di quello che il creatore di questo mondo microblogging forse si sarebbe mai immaginato: notizie, curiosità, passaparola, citazioni, link, rilanci vari, riflessioni sulla vita, micro-storie, bignami di filosofia.


Mi chiedo quanto questo fenomeno che indiscutibilmente ha preso piede in paesi come USA e Giappone stia crescendo anche in Italia e sia autenticamente da considerare un pezzo da inserire di default in un piano di comunicazione online.

LE DOMANDE: Possiamo considerare Twitter allo stesso modo in cui è ormai considerata la presenza aziendale su Facebook? E' opportuno proporlo o risulterebbe solo un gadget carino, un add on opzionale? Quali elementi possiamo portare alla nostra attenzione per motivare l'attivazione di un canale del genere (che non siano chiaramente le case history straniere)?

In questa mia analisi parto con la verifica dell'evoluzione del grado d'interesse dei navigatori. Ho provato a confrontare tramite Google Insight gli andamenti delle ricerche in Italia e in altri 4 paesi del termine "twitter". Il Rapporto mostra come in testa, in maniera imprevedibile ci sia, negli ultimi mesi, il Venezuela (ne verificherò il motivo). Più intuitivo il secondo posto del Giappone che pur essendo già tra i paesi più attivi ha visto un picco incredibile di ricerche durante il mese di marzo corrispondente allo Tsunami. Più indietro gli Stati Uniti, dove il social network è già affermato e diversi paesi europei. In un focus continentale in cui dominano UK e Paesi Bassi, anche nazioni culturalmente più vicine al nostro come la Spagna ci superano non solo in quantità di ricerche ma anche in percentuale di crescita. La nostra curva è più simile a quella Francese, un orizzonte quasi piatto in cui la crescita degli ultimi 12 mesi, paragonata a quella del resto del mondo, appare ancora poco degna di rilievo.


Sicuramente è presto per tirare le somme. Questi sono solo dati parziali e riferiti all'aspetto di notorietà di Twitter. A breve mi propongo di aggiungerne altri legati all'effettiva presenza di brand e utenti italiani in questo universo cinguettante.


btemplates

1 commenti:

Alessia ha detto...

Credo che questo post possa essere uno spunto di riflessione utile e le tue analisi sono sicuramente calzanti.
Detto questo io dico la mia, personalissima, opinione:
Più che differenza parlerei di un ritardo italiano rispetto allo sviluppo e alla diffusione di Twitter che credo abbia delle caratteristiche specifiche da non sottovalutare.

Trasparenza e sintesi: ciò comporta immediatezza e semplicità nella comunicazione. Fattori fondamentali perchè un concetto sia ben percepito, quantitativamente e qualitativamente.

Tempo:tutto giocato sul tempo reale, conta solo quello che dici nel momento in cui lo dici, tutto svanisce in fretta e non si possono ripropinare vecchi contenuti.
Queste ragioni rendono Twitter una piattaforma capace di misurare l'influenza e la reputazione in rete in modo veloce, chiaro e preciso attraverso numeri (followers, following, lists, categories, tweets)e strumenti (ce ne sono moltissimi oramai, alcuni semplicissimi da usare ed altri più complessi, vedi tweetlevel) generando volumi di conversazione e diffusione alle volte impressionanti.
Aspetto di leggere i prossimi post in tema!
Ciao

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