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[EVENT REPORT] Digital Economy Forum 2012: Highlights

E' sempre complicato riassumere le lezioni imparate durante un convegno o un evento sull'innovazione. Spesso perchè ci sarebbero davvero tante considerazioni da fare e messaggi da condividere, altre volte perchè alcune suggestioni si trasformano nell'arco delle ore successive prendendo forme precise solo a distanza di tempo, altre semplicemente perchè da imparare non c'è stato davvero granchè. Nel caso del Digital Economy Forum 2012, tenutosi oggi a Milano in un sala del Museo della Scienza e della Tecnologia, l'unica a essere stata scongiurata è l'ultima, malaugurata, possibilità. Le altre due alle 8 di sera di questo venerdì sono entrambe vere. Una gran bella giornata in cui fondatori e responsabili delle Start-up internazionali intervenute hanno comunicato nel modo più autentico il loro entusiasmo e il loro approccio al lavoro.

Per quanto riguarda quelli che credo si possano definire highlight della giornata mi limito ad aggregare i Tweet/Quote che ho fatto durante l'evento in modo da avere un quadro d'insieme:

  • Per il successo è fondamentale: aprirsi ai mercati stranieri, avere un team devoto alla causa, conoscere il mercato attraverso contatti in loco. Heidi Carson, Wild Needle
  • Si può fallire ma bisogna saperlo fare in fretta per proseguire al più presto senza grandi danni e avendo imparato qualcosa, Alessandro Rizzoli, Mopapp
  • Sull'importanza del team di lavoro basta essere cosciente che per quanto un'idea mediocre potrebbe avere successo se supportata da un grande team è certo che una grande idea se supportata da un team mediocre non ha alcuna possibilità di successo. Robbie Vann-Adibé, Traackr

  • (questa è la mia preferita) Per il successo di una startup è importante avere una roadmap di 6 mesi ma una visione di 15 anni Reece Pacheco, Shelby.tv

  • Definire qual è il core business della vostra società, stilare documenti, avere chiaro il percorso e sapersi presentare in brevissimo tempo in modo semplice ma evitando clichè, Matthew Brimer e Brad Hargreaves, General Assembly
  • Nel caso di quelle situazioni in cui si cercano investitori o al contrario si vuole investire in una start-up prima di tutto bisogna considerare imprescindibile la volontà di instaurare empatia tra finanziatore e imprenditore. Andrea Di Camillo, Principia
  • Per rendere scalabile su piano globale il proprio business è necessario: capire bene il mercato a cui ci si rivolge, attivare comunicazioni su misura in ogni paese, mettere al centro gli utenti ed evolvere secondo le loro necessità. Abigail Moore, carpooling.com
  • L'anno scorso sono stati venduti piu cellulari che pc ... In realtà anche più cellulari che spazzolini da denti. Nihal Mehta, LocalResponse (questo non è un consiglio ma un dato .. di fatto che fa intuire le potenzialità del mercato mobile)
  • Per il successo mondiale occorre: considerare la cultura da cui ha origine ogni paese, sviluppare contatti uscendo dall'ufficio, puntare sul teamwork e non sulle superstar, sentirsi a proprio agio davanti ai cambimenti del mercato. Adrian Blair, Just-Eat
E al di là delle lezioni quest'ultima è la mia preferita fra le start-up a livello di servizio offerto. Così adesso se il post non è stato di vostro gradimento a livello concettuale almeno con Just-Eat avrete conosciuto un gran sistema per ordinare una pizza d'asporto, provatelo!
Per me prosciutto e funghi.. Saluti..

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[HOW TO] Come costruire un'iniziativa Virale? (Appunti, prima parte)

Negli ultimi giorni sto lavorando a un progetto di co-creazione che ha come obiettivo la generazione di un elaborato di tipo Viral (non dico di che tipo semplicemente perché ancora non è stato deciso...).
Concettualmente molti "esperti" dell'argomento mi fermerebbero già a questa terza riga spiegando che la viralità è più una speranza o una coincidenza che un'obiettivo da decidere a tavolino. Vero ma non del tutto.
Come spesso accede con i temi da approfondire basta fare una ricerca su Google (in inglese o in italiano) per imbattersi nelle più svariate ricette per conferire effetti Virali alle vostre creazioni.
Qualche esempio (per quelli che amano la bibliografia):
Moltissimi però chiariscono che le vere case history in quest'ambito arrivano da creazioni (video, immagini, notizie) quasi mai con un'intento davvero Virale.
Chi avrebbe mai pensato che un filmato come quello delle civette, Lovely Owl, avrebbe registrato più di 10 milioni di view in 4 mesi (7 nelle prime 4 settimane)? Per primo lo dichiara, Giuseppe Arnone, il creatore del video.


Ma allora se sei un brand devi rassegnarti all'impossibilità connotare in modo virale le tue iniziative di comunicazione? No, assolutamente. Ma per prima cosa, più di ogni altra regola devi prendere coscienza in modo esatto dei concetti di "disruptive", "out of the box" o di qualunque altro termine anglosassone vogliate usare per dire: non convenzionale. In sostanza occorre andare fuori dalle regole: OSARE.
Che bella parola eh? Ogni Direttore Marketing si esalta quando si arriva a questo punto del discorso, poi davanti al draft della proposta creativa iniziano a fioccare i compromessi e i vincoli a cui sottostare e per quanti soldi di Seeding si possa voler spendere la viralità in quanto tale va a farsi benedire.

Nel prossimo post vi elencherò i 10 principali ostacoli che ogni azienda deve superare se vuole avere un prodotto Viral. Sono i primi elementi da discutere internamente altrimenti l'attività creativa che si avvia da quel momento in poi rischia di essere un mero esercizio di estro da conservare poi tra i propri migliori progetti mai realizzati.


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[TREND] Alfa Romeo sposa lo stile degli UGC girando lo spot con l'iPhone

Due giorni fa, commentando i dati di una giornata tipo su internet, riflettevo sull'incredibile mole di materiali multimediali di cui ogni utente fruisce in modo frammentatissimo da varie fonti.


Questo mi ha portato a pensare che la comunicazione dei brand punterà sempre più verso la diversificazione e la frequenza del contenuto che verso la qualità e l'effetto speciale. Dai video viral di You Tube, ai Pin di Pinterest, dagli status Facebook ai cinguettii di Twitter tutto è fruito dal pubblico in mini-slot di pochi secondi. Tutto diventa vecchio prima che il gallo canti 3 volte (forse una). Vale la pena dunque spendere centinaia di migliaia di euro ad esempio per uno spot che verrà visualizzato nell'arco di una settimana da qualche decina di migliaia di utenti online e poi cadrà nell'oblio? La qualità dunque è ancora il tratto distintivo di un prodotto di alta gamma?

Una risposta, sebbene parziale, arriva da produzioni low cost (almeno dal punto di vista stilistico) come questa dello spot di Alfa Giulietta girato interamente con dispositivi iPhone. Guardare questo video è come guardare uno dei tanti video UGC postati su You Tube o Facebook da amici e parenti. Paradossalmente diminuendo la qualità sembra aumentare il grado di realismo a cui associamo immagini di questo tipo. Così uno spot di per sè mediamente originale sembra attrarre più di prima grazie a uno stile che ci è familiare.

Questo non significa che tutti gli iPhone addicted siano paragonabili a cameramen professionisti e che gli spot di domani saranno girati in questo modo. Sicuramente, oggi più di prima le scelte di come spendere il budget digital tengono molto più presente: ciclo di vita, stile del pubblico e abitudini quotidiane del mondo online.

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[DATI] Pinterest in Italia. Voci discordanti


Come sanno gli affezionati di questo blog, ammesso che ce ne siano, ultimamente mi sono fatto portare dal vento di Pinterest che sembra soffiare verso strategie mirabolanti e promesse di un nuovo marketing. Le prime considerazioni le trovare sul post di qualche giorno fa.
Come mi ero ripromesso e prima di chiedere ai
clienti investimenti di qualche migliaia di euro ero curioso di vedere i dati nazionali del nuovo social network.
Premesso che ancora non ne ho trovati di ufficiali qualcosa in rete è presente.
Di sicuro c'è che il tasso di crescita di utenti italiani che accedono al sito di Pinterest sia cresciuto del 794% nel giro di 8 mesi.
Questo il grafico sull'andamento nazionale confrontato con quello di GranBretagna, Francia, Germania e Spagna mostra come nonostante quello che si stia "pompando" siamo il paese con numero di utenti mensili minore tra i principali europei. A gennaio sembrano essere 35 mila (fonte comScore).

Ma i dati, si sa, sopratutto se non ufficiali vanno sempre presi con le pinze. Provando a incrociarli con le stime di AdPlanner di Google c'è subito una netta differenza.
Google infatti parla di un numero nazionale molto più alto che arriva a 240 mila unique users. Chi avrà ragione?

Anche nella più rosea delle alternative non si può comunque ancora parlare di fenomeno di massa seppure sia innegabile una crescita da brividi che suggerisce di monitorare la situazione.

Un fattore curioso e che mi ha colpito subito nelle analisi dei dati e che avvalora la mia cautela nel dare per scontati i primi dati che ci capitano sott'oc
chio riguarda la ripartizione degli utenti tra uomini e donne. Mentre è stato fatto notare da molti come si possa definire il socialnetwork generalista più femminile di tutt
i essendo le
donne tra il 68% e il 74% del totale (secondo altre stime si arriverebbe addirittura all'89%) sempre AdPlanner mostra un ribaltamento delle percentuali quando si considerano il totale degli utenti mondiali (o quegli USA che sfalsano molto la media) e quando si restringe il campo alla nostra nazione.

Ecco le proporzioni:
Worldwide
Usa
Italia
Attenzione quindi a proporre ad esempio a un brand di moda donna che vuole promuoversi in Italia una strategia in cui il contributo di Pinterest sia importante. Si rischia di perdere tempo e soldi ottenendo bassi ritorni.

Chiudo questo post con un'indicazione che va apparentemente in controtendenza con quanto detto fino ad ora. E' vero che sono convinto che Pinterest non sia ancora maturo per entrare a far parte delle strategie di Social Media Marketing di un brand ma sicuramente i dati che riguardano gli interessi e le attività dei suoi utenti costituiscono una base importante per studiare strategie da esplodere poi su altre piattaforme. Al momento vedo in questo social network un grande specchio dei trend da sposare per andare incontro al (p)Interest dell'utente.

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[Infographic] Una giornata tipo su Internet.

Carina e immediata questa infografica (era un po' che non ne pubblicavo una) che mostra i principali numeri legati alle abitudini online degli utenti nell'arco delle 24 ore.
  • 294 miliardi di e-mail spedite,
  • 2 milioni di post pubblicati sui blog,
  • 172 milioni di utenti unici visitano Facebook (trascorrendo in totale 4 miliardi di minuti)
  • 250 milioni di foto pubblicate sul social network più grande del mondo,
  • 864 mila ore di video caricate su You Tube
  • 35 milioni di apps scaricate (1288 quelle nuove disponibili al download)
  • 378 mila iPhone Venduti, un numero che supera quello di bambini nati nelle 24h.
E' chiaro che su base mondiale questi numeri sono "spaventosi" e occorre contestualizzarli ma l'informazione e il singolo messaggio continua la sua corsa inarrestabile verso l'autocombustione.
E' evidente una cosa però: che abbiamo superato da un pezzo la soglia di gestibilità di profili social, mail ricevute, amici virtuali con cui relazionarsi e verso cui parlare attraverso le varie forme multimediali concesseci. Anche le piattaforme che teoricamente dovrebbero aiutarci ad aggregare i Blog letti (vedi google reader) o i social network usati con le varie app per la pubblicazione automatica sui vari profili vanno a ingarbugliare i flussi.

Per i brand si aprirà l'era della comunicazione usa e getta? Meno qualità della produzione dei materiali in nome di una maggiore costanza e diversificazione dei messaggi? Come sempre partendo da questo input proverò a far quadrare il cerchio e poi se mi va bene invento il nuovo Pinterest viceversa scrivo un libro come fanno tutti i "saggi".


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A Day in the Internet
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Tag Matter è anche su Facebook


Utenti ed Utentesse... (che sarebbe il femminile plurale di Utente.. se fossi analfabeta) questo è solo un post celebrativo e promozionale per annunciare la Fan Page Facebook di Tag Matter. Post originali ed articoli interessanti sul mondo della comunicazione Digitale ma anche un po' di cazzatine per passare il tempo. No sudoku, no superalcolici virtuali (in questo restiamo analogici per favore).

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Pinterest, stato dell'arte e prime riflessioni strategiche


Sono tornato. Finalmente dovrei aggiungere come da prassi dei grandi cavalieri erranti. Ancora non lo so con certezza, per il momento lo ufficializzo anche sul blog visto che in effetti mancava solo questo alla lista delle mie estensioni social da aggiornare.
Come si è capito dal penultimo post sono stato lontano dalla mia scrivania per più di due mesi. Cercando di fare un punto - serio - e di riflettere sulle novità di questi due mesi sembra che la parola chiave, nonchè tormentone, che ancora in questo blog non aveva merito un TAG sia: PINTEREST. Si è detto e si è scritto molto in questi mesi di questo social network delle puntine, in cui le immagine regnano sovrane e identificano, per aree tematiche, gli interessi di ciascun utante. Ne hanno parlato e lo hanno studiato da diverse angolature: Il post, Wired, ieri First Online in occasione dell'8 marzo lo ha addir
ittura definito "il social network delle donne" (pare siano l'87%). Insomma, quando qualcosa fa notizia tutto sembra adatto ad assumerne i paradigmi.

A proposito di paradigmi e tendenze che si adattano e si mescolano a contesti differenti da quelli in cui sono nati ecco che sulla scia del successo di Pinterest sono già nate applicazioni come Pingram, un sistema di visualizzazione e condivisione di foto di Instagram attraverso un'interfaccia simile a Pinterest o Wanderfly che unisce Pinterest a TripAdvisor, ovvero una piattaforma di social travel che mostra ai viaggiatori le immagini più belle delle città visitate in base agli interessi dichiarati (architettura, luxury, arte, etc...). Qualcuno ha anche adattato la logica utilizzata da Pinterest per il contenuti visivi all'universo musicale, è il caso di Loudlee che punta a diventare il Pinterest della musica.
Ovviamente in questi casi non si può dire che il successo sia assicurato ma sicuramente vale la pena di monitorare anche questo mondo di fratelli minori.

Cosa succede intanto in Facebook? Sappiamo che il re dei social network non sta mai fermo e in qualche modo, prima o poi, propone soluzioni che incrociano e integrano i trend suggeriti dagli altri contesti social. E' già successo qualcosa attraverso un'applicazione: Friendsheet.
In un post ripreso da AgoraVox Dario Salvelli ne descrive gli aspetti salienti. Ma sicuramente si sta studiando una contromossa "funzionale" adeguata per non perdere terreno.

Eletta anche miglior Start-up del 2011 i media generalisti hanno iniziato ad occuparsene da qualche settimana. Panorama descrive Pinterest come inevitabile specchio dei tempi, in cui alla bulimia da social corrisponde anche la minore disponibilità di tempo e quindi un grande apprezzamento per contesti di rapida fruizione come questo costituito quasi esclusivamente da immagini. L'Espresso enfatizza il successo titolando "Perchè Pinterest batte Facebook". Nel pezzo Alessandro Longo lega il successo all'unione di immagini e abitudini d'acquisto all'interno di una bacheca potenzialmente infinita.

Ultimo dato, forse quello che interessa di più alle aziende in tema di "strategie marketing", quello relativo al volume di accessi. A febbraio siamo arrivati a oltre 12 milioni di visitatori mensili. Un'inezia ancora se paragonata a Facebook ma le potenzialità e sopratutto la qualità dei contatti (si tratta di utenti profilatissimi se ci immaginiamo di volergli "vendere" un prodotto) suggeriscono a ragionare su come rendere parte integrante di ogni strategia digital questo social network. E' su questo tema che mi concentrerò nei prossimi post provando a non cadere del tranello della banalizzazione che ha già coinvolto centinaia di esperti del settore. Sarà importante non vendere ai vari Brand la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, altro punto cruciale è legato alla valenza e al peso della cerchia di utenti nel territorio nazionale nonchè alla loro capacità e voglia reale di interagire su una piattaforma come questa. Studiamo.

p.s.: il mio profilo "sperimentale" Pinterest è: http://pinterest.com/vinsdellolio/